giovedì 12 novembre 2020

CORONAVIRUS: un insegnamento dalla storia e alcune riflessioni dei giorni nostri!


Settimana scorsa sul mio profilo personale di Facebook (www.facebook.com/andrea.natale.1979) ho postato(condividendo un post di un collega PT) la foto qui sopra con il testo che riporto qui sotto:

"Una intelligente riflessione!

La storia ci può insegnare:

Quando nel 1918 la famigerata epidemia di influenza spagnola uccise migliaia di persone, Joseph Pilates ebbe modo di notare che nessuno di coloro che si erano sottoposti al suo training fisico era incorso nel contagio.

Ancora oggi si cura il sintomo e non si pensa ad educare le persone a ciò che può prevenire la causa. Non ho visto una pubblicità sull’alimentazione, il fumo, stili di vita, ma soprattutto sullo sport ed il benessere/rafforzamento che ha sul sistema immunitario, ma solo comunicazione che incute terrore.

Hanno imposto la chiusura delle palestre, ci obbligano a respirare dentro una mascherina, ci confinano in casa... tutto il contrario di ciò che serve ad un corpo “sano” per restare in salute e vivere.
Fatevele due domande!

In un era di ipocondria assoluta, e in una società che molti considerano evoluta, bisognerebbe lavorare molto di più sulla prevenzione delle patologie e sul benessere psico-fisico della persona...e non sulla cura, generata da paure e timori."

Nei giorni successivi, sotto il post si sono accumulati una quantità di commenti come non mi succedeva da anni.

Tra questi alcuni hanno colpito la mia attenzione poiché mi hanno dato la sensazione che l'intento originario con il quale avevo pubblicato il post ma anche il testo stesso del post potessero essere stati travisati.

Ho atteso con pazienza e ho lasciato che ognuno esprimesse la sua rispettabilissima opinione.

Nell'articolo di oggi però voglio rispondere personalmente a quei commenti che, a mio modo di vedere, sono maggiormente fuorviati e fuorvianti.


UNO DEI PRIMI MALATI CORREVA MARATONE

Tra i primi commenti al post, uno conteneva questa frase!

L'autore, probabilmente, sottolineando ciò voleva intendere che la correlazione tra sport e immunità non è poi così marcata se uno tra i primi ad ammalarsi era proprio uno sportivo.

Ma...c'è un ma!

Infatti quando chi come me sostiene che lo sport e l'attività motoria in genere può dare miglioramenti del sistema immunitario, intende dire l'attività sportiva non agonistica.

Questo concetto rientra in modo specifico in quello di giusta dose (espresso graficamente della cosiddetta curva gaussiana o curva campana) ovvero: se un beneficio si ha ad una determinata dose di attività fisica, non è aumentando la dose che si aumenteranno i benefici. Anzi al crescere ulteriormente dell'attività fisica si andranno a perdere progressivamente tali benefici sino a perderli del tutto se la quantità di attività motoria aumenta ancora.

In ciò la maratona che, come la maggior parte degli sport agonistici, si trova all'estremità destra della curva campana: per essere performanti in uno sport agonistico bisogna sottoporsi ad allenamenti talmente intensi e talmente frequenti che invece che stimolare il sistema immunitario lo deprimono.

Dunque lo sportivo agonista, dal punto di vista delle difese immunitarie è al pari (in termini di rischi di contrarre malattie infettive) del sedentario completo.

Uno perché fa troppo poco (o nulla) l'altro perché fa troppo!


L'IMPORTANTE E' NON PERDERE NEMMENO UN GIORNO DI PALESTRA…

Scrivendo ciò con una vena di sarcasmo, l'autore di questo commento probabilmente ha immaginato che avessi scritto il post come estremo tentativo di difesa per non far chiudere le palestre.

Ovviamente non è così.

Nel post si parla e si fa riferimento esclusivamente all'importanza che le attività motorie hanno come prevenzione delle malattie ingenerale.

La chiusura delle palestre, viceversa,  è la cura (o parte della cura) di una malattia in particolare, ovvero il Covid-19.

In quanto tale infatti quando una malattia necessita di essere curata vuol dire che l'opera preventiva o non si è fatta o non è stata efficace e che non è più il momento per protrarla. Con la malattia in corso, la prevenzione va sospesa e bisogna iniziare a somministrare la cura.

Detto ciò, affermo e affermerò sempre che nel caso dell'utilizzo dell'attività motoria come prevenzione di molte malattie, in Italia, non si faccia abbastanza.

Tuttavia questa è una riflessione che deve ispirare le azioni che intraprenderemo dopo la pandemia, non certo durante, poiché fintanto che questa è in corso l'unica soluzione attualmente utilizzabile è il distanziamento sociale.


SIAMO UN PAESE CHE SI MUOVE SOLO SULL'EMERGENZA

Chi non sarebbe d'accordo oggi con questa affermazione!

E' amara e tristemente veritiera ma contiene un errore di sintassi.

Perché sarebbe formulata correttamente se fosse: "siamo persone che si muovono solo sull'emergenza!"

I motivi per i quali lo affermo sono due!

In primo luogo in base alla considerazione che i Paesi, le Nazioni, eccetera sono, in ultima analisi, l'insieme di tante persone per cui il loro comportamento in generale rispecchia il comportamento del singolo nello specifico.

In secondo luogo perché dopo 20 anni di professione da PT ho visto sin troppe volte, troppe persone non fare nulla per la propria salute tranne che cure drastiche quando oramai se l'erano totalmente giocata o quasi. 

Questo mi ha condotto a pensare che nella maggior parte dei casi l'ignorare il problema e aspettare l'emergenza fa parte della natura umana in generale. Che questo atteggiamento è insito in ognuno di noi e che lo adottiamo in molte sfere della nostra vita non soltanto la salute.


C'E' LETTERATURA CHE DOCUMENTA QUESTA POST?

Ho apprezzato moltissimo questo commento perché oggi si fa in fretta a dire ogni cosa e tutti dicono tutto avendo o non avendone le prove sulle quali basare le proprie teorie.

Nel caso del mio post però posso dire che la relazione tra aumento delle difese immunitarie e attività motoria è ben documentata nella letteratura scientifica.

In aggiunta alle riprove scientifiche, anche se di minor valore, si somma l'enorme esperienza empirica di tantissimi praticati sportivi e professionisti che riconducono il loro "non ammalarsi mai" proprio alla pratica regolare di sport (non agonistico!)

Direi che più che una teoria dunque è una vera e propria certezza: la pratica regolare di attività motorie rende il nostro sistema immunitario più forte e più resistente a tuti gli stressor patogeni.


TUTTI IN PALESTRA...ANCHE GLI ULTRASETTANTENNI!

E' il sunto di un altro commentino sarcastico giunto sotto il mio post.

Comprendo le perplessità.

Capisco anche le generalizzazioni.

Tuttavia, alla luce di quanto detto nei paragrafi precedenti a questo e in risposta agli altri commenti, voglio specificare due cose che riguardano entrambe il fattore tempo.

Il fattore tempo, infatti, nel nesso logico attività motorie-aumento delle difese immunitarie è cruciale!

Toppare sul fattore tempo fa saltare tutta la correttezza dell'affermazione.

Lo spiego prima in modo un po' più tecnico: affinché la pratica dell'attività motoria generi l'adattamento permanente dell'aumento delle difese immunitarie bisogna somministrare al nostro corpo lo stimolo allenante per svariati mesi se non anni.

In altre parole: se hai il sistema immunitario depresso e ti prendi una malattia, non è facendo una passeggiata in montagna che guarirai. Arrivato a quel punto lì devi e puoi solo curare la malattia. 

Per questo motivo la pratica delle attività motorie ha senso solo in fase preventiva e non può essere mai valutata come cura.

Quindi assolutamente no "Quindi tutti in palestra che diventiamo più forti e il virus non ci prende" -come cita il commento- perché in piena emergenza Covid 19 non ci sono i tempi tecnici minimi affinché questo avvenga (come detto sopra non è più tempo della prevenzione ora è solamente tempo della cura!).

Il commento poi, con lo stesso tono sarcastico, continua così: "Anche gli ultrasettantenni" 

Ebbene bisogna dire subito che gli ultrasettantenni sono una categorie di persone estremamente fragili e che vanno tutelate in modo particolare se sono ex persone giovani sedentarie perché in caso contrario, ovvero se sono ultrasettantenni attivi e con trascorsi di vita attiva, sono anche molto più robusti e resistenti dei giovani sedentari.

Il secondo aspetto in cui rientra il fattore tempo è proprio questo: una persona non più giovane, se è stata fisicamente attiva tutta la vita, ha avuto un sacco di tempo affinché i benefici generati dall'attività motoria si siano potuti sommare nel suo organismo e per tale motivo sono probabilmente molto più resistenti dei giovani sedentari alle infezioni da virus (poi, magari, hanno comunque altre fragilità ma in merito alla resistenza ai virus possono battere molti giovani).

I nostro "nonni" super attivi sono i nostro miglior esempio vivente di come l'abitudine di fare sport e attività fisica ci possa donare una vita lunga e sana! 


NON CI SONO ALTRI COMMENTI…

Non è vero ce ne sono stati altri ma tutti riconducibili sostanzialmente a queste obiezioni.

Per cui credo di aver dato risposta a tutte le perplessità emerse dal mio post sia a chi ha partecipato alla discussione ma anche a chi lo ha letto o lo leggerà in seguito.

Tuttavia se tu ne hai altre non esitare a scrivere anche qui sotto il tuo commento o a farmi sapere cosa ne pensi scrivendomi direttamente tramite Facebook (www.facebook.com/andrea.natale.1979).

Sarei felice di arricchire l'argomentazione e confrontarmi con quante più persone è possibili.


IL MIO UTLIMO INVITO…

…è di aggiungerti alla #FitnessFamily dove chiacchierate come queste sono all'ordine del giorno!

La #Fitnessfamily infatti è una community di persone come me e te: ci piace fare fitness, ma senza rinunce e sempre con il sorriso sulle labbra e abbiamo piacere a condividere le nostre esperienze e pensieri con altre persone.

Non solo nella #FitnessFamily condividiamo tantissimo materiale gratuito per allenarci: schede di allenamento, consigli alimentari, integratori, esercizi e tanto altro ancora.

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Ti stiamo già aspettando. Io ti sto già aspettando.


Intanto ti auguro buon workout. Al prossimo articolo.

Andrea N.


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